Patriarcato di Venezia

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Patriarcato di Venezia
Patriarchatus Venetiarum
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaTriveneto
 
Stemma della diocesi Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
Diocesi suffraganee
Adria-Rovigo, Belluno-Feltre, Chioggia, Concordia-Pordenone, Padova, Treviso, Verona, Vicenza, Vittorio Veneto
 
PatriarcaFrancesco Moraglia
Vicario generaleAngelo Pagan
Presbiteri266, di cui 160 secolari e 106 regolari
1.145 battezzati per presbitero
Religiosi179 uomini, 319 donne
Diaconi27 permanenti
 
Abitanti358.312
Battezzati304.740 (85,0% del totale)
StatoItalia
Superficie840 km²
Parrocchie125 (9 vicariati)
 
Erezione774 come diocesi di Olivolo
8 ottobre 1451 elevata a patriarcato
Ritoromano
CattedraleSan Marco Evangelista
Santi patroniSan Marco
IndirizzoS. Marco 320/a, 30124 Venezia, Italia
Sito webwww.patriarcatovenezia.it
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La basilica di San Pietro di Castello, prima cattedrale della diocesi patriarcale.

Il patriarcato di Venezia (in latino Patriarchatus Venetiarum) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Triveneto. Nel 2022 contava 304.740 battezzati su 358.312 abitanti. È retto dal patriarca Francesco Moraglia.

Il territorio si estende per 840 km² nella città metropolitana di Venezia centrale, comprendendo interamente i comuni di Mira, Quarto d'Altino, Cavallino-Treporti, Jesolo, Eraclea e gran parte di quelli di Caorle e Venezia (ad esempio, è esclusa l'isola di Pellestrina, che fa parte della diocesi di Chioggia). A questi si aggiunge una piccolissima porzione del comune di Mirano (alcune vie a sud est della cittadina afferenti alla parrocchia di Marano Veneziano, nel vicariato di Gambarare), parte del comune di San Donà di Piave (frazione Cittanova, con propria parrocchia), mentre ne sono escluse l'isola di Pellestrina di Venezia (quattro parrocchie in diocesi di Chioggia), la località Ca' Nani di Jesolo (dipendente dalla parrocchia di Santa Maria di Piave, in diocesi di Treviso) e le frazioni San Giorgio di Livenza, Brussa e Castello di Brussa, in comune di Caorle (con proprie parrocchie di cui la prima in diocesi di Vittorio Veneto e le altre due in diocesi di Concordia-Pordenone).

Sede patriarcale è la città di Venezia, dove si trovano la basilica cattedrale di San Marco e la basilica di San Pietro di Castello, già cattedrale della diocesi di Castello e poi cattedrale del patriarcato fino al 1807. Nel territorio patriarcale sorgono altre ex cattedrali: la chiesa di Santa Maria Assunta a Malamocco, sede della diocesi omonima, che nel XII secolo fu trasferita a Chioggia; la basilica di Santa Maria Assunta di Torcello, già cattedrale della diocesi omonima; e la chiesa di Santo Stefano Protomartire a Caorle[1]. Nel comune di Jesolo sopravvivono i resti dell'antica cattedrale della diocesi di Equilio.

Basiliche minori

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Nel territorio patriarcale sorgono otto basiliche minori[2]:

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie del patriarcato di Venezia e Chiese di Venezia.
L'altar maggiore della basilica di San Marco: all'interno sarcofago lapideo contenente il corpo di san Marco evangelista.

Il patriarcato comprende 125 parrocchie nella città metropolitana di Venezia suddivise in 9 vicariati[3]:

  1. Vicariato di San Marco-Castello-Cannaregio-Estuario-Lido
  2. Vicariato di San Polo-Santa Croce-Dorsoduro
  3. Vicariato di Mestre-Carpenedo-Castellana
  4. Vicariato di Favaro-Altino
  5. Vicariato di Marghera
  6. Vicariato di Gambarare
  7. Vicariato di Eraclea
  8. Vicariato di Jesolo
  9. Vicariato di Caorle

Dal 1818 al 1968 esistette anche una forania di Torcello, comprendente i territori della soppressa diocesi di Torcello, ovvero le parrocchie di Torcello, San Magno di Tre Palade, San Michele del Quarto, San Giovanni Battista di Jesolo, Santa Maria di Jesolo, Santa Maria Elisabetta del Cavallino, Santissima Trinità di Treporti, San Martino di Burano, Santa Caterina di Mazzorbo, Santa Maria e Donato di Murano e San Pietro di Murano[4]. Fu sostituita dal vicariato dell'Estuario, con sede a Burano, poi a sua volta integrato nel vicariato di Cannaregio-Estuario[5].

Provincia ecclesiastica

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La Sedia di San Pietro, il più antico trono episcopale della diocesi di Venezia, conservata nella basilica di San Pietro di Castello. Si tratta probabilmente di un'antica pietra tombale islamica trasportata da Antiochia dai mercanti veneziani.

La provincia ecclesiastica di Venezia fu istituita l'8 ottobre 1451, il giorno stesso dell'erezione del patriarcato veneziano, che ereditò le diocesi suffraganee che erano state del patriarcato di Grado, e cioè le quattro diocesi di Caorle, Chioggia, Equilio e Torcello,[6] che ben presto si ridussero a tre quando nel 1466 la sede di Equilio fu soppressa e il suo territorio incorporato in quello del patriarcato.[7]

La provincia ecclesiastica subì un drastico cambiamento all'inizio dell'Ottocento. Infatti il 1º maggio 1818 le diocesi di Caorle e Torcello furono soppresse, ma la provincia ecclesiastica assorbì tutte le suffraganee della provincia ecclesiastica di Udine, che fu contestualmente soppressa. Per cui unitamente alla sede di Chioggia, la provincia ecclesiastica comprendeva altre 14 diocesi: Udine, Padova, Vicenza, Verona, Treviso, Ceneda, Concordia, Belluno, Feltre[8], Adria, Cittanova, Capodistria, Parenzo e Pola.[9]

Successivamente, il numero delle circoscrizioni ecclesiastiche si ridusse a causa di queste mutazioni: il 30 giugno 1828 fu soppressa la diocesi di Cittanova; le diocesi di Parenzo e di Pola furono unite aeque principaliter, mentre la diocesi di Capodistria divenne immediatamente soggetta alla Santa Sede[10]; il 27 luglio 1830 anche Parenzo e Pola lasciarono la provincia ecclesiastica di Venezia, venendo annesse a quella di Gorizia;[11] infine il 14 marzo 1847 la sede di Udine fu elevata al rango di sede metropolitana senza suffraganee.[12]

In seguito all'ultima variazione, che ha portato nel 1986 alla piena unione di Belluno e Feltre in un'unica diocesi, la provincia ecclesiastica di Venezia comprende, oltre alla sede metropolitana patriarcale, 9 diocesi suffraganee:

Lo stesso argomento in dettaglio: Diocesi di Castello e Patriarcato di Grado.
La Basilica di San Marco e la piazza, in una stampa del XIX secolo
Il Palazzo Patriarcale nel 2013.
Lapide commemorativa affissa sul Palazzo Patriarcale di Venezia

Il titolo risale all'8 ottobre 1451 ed è erede dell'antico patriarcato di Grado. Quest'ultimo fu istituito nel 606 in seguito allo scisma che divise il patriarcato di Aquileia: il territorio risultò allora diviso nelle due sedi di Grado, filoromana, e di Cormons, scismatica. Dopo la ricomposizione dello scisma (699) il patriarcato di Grado rimase comunque indipendente e gli vennero riconosciute come suffraganee le numerose diocesi della Venetia maritima (cioè la costa compresa tra la Laguna Veneta e l'Istria, allora domini bizantini).

Frattanto, nel 774, lo sviluppo urbanistico di Venezia aveva portato alla fondazione della diocesi di Olivolo (che prese il nome di Castello nell'XI secolo) e, per lo stesso motivo, anche il patriarca di Grado finì per trasferirsi nella città lagunare, nel 1105, stabilendosi presso la chiesa di San Silvestro.

Quando, nel corso del Medioevo, i numerosi centri insulari della Laguna finirono per agglomerarsi gradualmente dando una fisionomia più unitaria a Venezia, risultò che in città erano contemporaneamente presenti quattro cariche ecclesiastiche di rango episcopale, ciascuna con propria giurisdizione:

A queste si aggiungevano diverse altre diocesi con sede in laguna: Torcello, Chioggia, Caorle, Equilio ed Eraclea.

Nel corso del XV secolo avvennero una serie di sconvolgimenti che riformarono profondamente l'organizzazione territoriale della Chiesa in zona.

Nel 1440 il veneziano papa Eugenio IV univa al patriarcato di Grado la soppressa diocesi di Eraclea.

L'8 ottobre 1451, con la bolla Regis aeterni di papa Niccolò V[13], vennero soppressi il patriarcato di Grado e la diocesi di Castello. Con i territori e le giurisdizioni di entrambe fu eretto il patriarcato di Venezia e vi fu nominato l'ultimo vescovo castellano, Lorenzo Giustiniani. La sede patriarcale rimase nella basilica di San Pietro di Castello, precedente cattedrale della diocesi castellana.

Nonostante il titolo altisonante, il territorio del patriarcato di Venezia era in origine molto modesto e per secoli si limitò alla sola città e ad alcune exclavi in terraferma: Gambarare, erede dell'abbazia di Sant'Ilario, e i resti del patriarcato di Grado, ovvero la stessa Grado, Latisana e il cosiddetto Campardo (sei parrocchie localizzate a est di Conegliano).[14]

Nel 1465 la diocesi di Cittanova, che dal 1448 era stata data in commendam ai patriarchi, tornò ad avere un proprio vescovo. Nel 1466 al patriarcato fu aggregata la soppressa diocesi di Equilio.

Il 10 gennaio 1604 il Senato veneziano proibì la fondazione di ospedali gestiti da ecclesiastici, di monasteri, chiese e altri luoghi di culto senza autorizzazione preventiva della Signoria; il 26 marzo 1605 un'altra legge proibiva l'alienazione di beni immobili dai laici agli ecclesiastici, già proprietari, pur essendo solo un centesimo della popolazione, di quasi la metà dei beni fondiari della Repubblica; e limitava le competenze del foro ecclesiastico, prevedendo il deferimento ai tribunali civili degli ecclesiastici responsabili di reati di particolare gravità. Il 17 aprile 1606 papa Paolo V con la bolla Superioribus mensibus scomunicava il Senato e scagliava l'interdetto sulla Serenissima, provvedimenti che ritirò solo il 21 aprile 1607. Questi avvenimenti ritardarono la conferma romana del patriarca Francesco Vendramin, che avvenne nel 1608, tre anni dopo la nomina da parte del Senato della Serenissima; inoltre poté prendere possesso della sua sede solo nel gennaio 1609.

Nel 1751 fu soppresso il patriarcato di Aquileia e quello di Venezia rimase l'unico titolo patriarcale nella regione.

Nel 1807, dopo che con la caduta della Repubblica si era resa inutile la carica di primicerio della Basilica di San Marco, la cattedra venne definitivamente posta nella basilica di San Marco. Questa decisione ottenne la sanzione canonica con la bolla pontificia Ecclesias quae del 24 settembre 1821.[15][16]

Il 1º maggio 1818 avvenne il primo importante ampliamento dei confini con la bolla De salute Dominici gregis di papa Pio VII. Al patriarcato vennero unite le soppresse diocesi di Caorle (costituita da appena due parrocchie) e di Torcello (undici parrocchie). Di contro, Grado passava a Gorizia e Gradisca, e Latisana a Udine, mentre le sei parrocchie del Campardo coneglianese andavano a Ceneda. Quanto alla metropolia, essa veniva estesa a tutto il Veneto e il Friuli (eccettuate Gorizia e Gradisca, e Trieste).[14][16]

Dall'8 al 12 agosto 1897 Venezia ospitò il quinto Congresso eucaristico nazionale italiano.

Altre variazioni importanti sono avvenute nel Novecento: nel 1919 fu acquisito il territorio dell'isola del Lido (parrocchia di Malamocco), già parte della diocesi di Chioggia.[16] Nel 1927 la diocesi di Treviso in forza della bolla Ob nova di papa Pio XI ha ceduto la gran parte della forania di Martellago, con le parrocchie di Chirignago, Mestre, Dese, Favaro, Trivignano, Zelarino, Campalto e Carpenedo, oltre che le parrocchie di Oriago, Borbiago e Mira.[16]

Nel 1964, infine, è stato abolito il titolo di patriarca latino di Costantinopoli.

L'ultima variazione dei confini si è avuta il 29 giugno 2018 quando, in forza del decreto Quo aptius della Congregazione per i vescovi,[17] ha ceduto alla diocesi di Concordia-Pordenone le due parrocchie delle frazioni di Brussa e Castello di Brussa, in comune di Caorle.[18]

Il patriarcato di Venezia è tradizionalmente sede cardinalizia: dal 1827 al 2011 tutti i patriarchi erano anche cardinali. Al patriarca di Venezia spetta inoltre storicamente il titolo di primate della Dalmazia. L'utilizzo del titolo di Patriarca di Venezia e Primate della Dalmazia è ancora attestato alla fine del XVIII secolo[19] (in latino patriarchæ Venetiarum Dalmatiæque primatis[20]).

Nel XX secolo, ben tre patriarchi sono in seguito divenuti papi: san Pio X, san Giovanni XXIII e il beato Giovanni Paolo I.

Il rito liturgico seguito nel patriarcato di Venezia è quello romano. Tuttavia, sino al 1596, con l'uniformazione decretata dal Concilio di Trento, la metropolia di Venezia seguiva un particolare rito, detto patriarchino, di tradizione aquileiese ed ereditato dal patriarcato di Grado. Questo particolare rito rimase parzialmente in uso nella basilica di San Marco sino al 1807 e alla sua incorporazione nel patriarcato ed elevazione a chiesa cattedrale. Particolari caratteristiche del rito patriarchino erano una differente distribuzione delle feste liturgiche e il particolare tipo di canto liturgico, detto appunto canto patriarchino o aquileiese.

Ai patriarchi veneziani che non siano cardinali è concesso l'uso straordinario della romana porpora già da tempi antichi, facendo particolare attenzione alla berretta porpora che monta il fiocco come le altre dignità episcopali, in modo da non essere confusa con quella imposta dal pontefice durante il concistoro per la creazione di nuovi cardinali.

Un'ulteriore differenza sta nel tipo di colore: il rosso vestito dai cardinali è "marezzato" cioè presenta delle striature nel rosso, mentre il rosso vestito da un patriarca non cardinale è uniforme, cioè senza le striature (o marezzature).

Il diritto del patriarca non cardinale a indossare la veste porporata è però limitato al territorio della metropolia: al di fuori di esso deve infatti utilizzare le normali vesti episcopali paonazze.

Lo stemma dei patriarchi cattolici, così come quello del patriarca di Venezia, prevede un galero verde con quindici fiocchi per parte e si distingue da quello dei cardinali per i colori verde e oro, anziché rosso.

Cronotassi dei patriarchi

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Lo stesso argomento in dettaglio: Diocesi di Castello § Cronotassi.
Pio X, patriarca di Venezia dal 1893 al 1903
Giovanni XXIII, patriarca di Venezia dal 1953 al 1958
Giovanni Paolo I, patriarca di Venezia dal 1969 al 1978
Monsignor Francesco Moraglia, patriarca di Venezia dal 2012

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Il patriarcato nel 2022 su una popolazione di 358.312 persone contava 304.740 battezzati, corrispondenti all'85,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 376.200 382.316 98,4 486 230 256 774 666 2.875 74
1969 430.000 432.915 99,3 602 281 321 714 351 1.680 121
1980 451.000 465.000 97,0 556 258 298 811 428 1.450 126
1990 419.200 437.500 95,8 504 241 263 831 12 373 1.323 128
2000 368.157 373.560 98,6 394 225 169 934 29 239 879 128
2001 366.292 371.870 98,5 392 216 176 934 25 247 819 128
2002 365.030 370.558 98,5 390 214 176 935 23 239 790 128
2003 362.814 368.339 98,5 394 219 175 920 23 233 763 128
2004 365.332 370.895 98,5 392 226 166 931 31 227 736 128
2011 349.163 376.659 92,7 393 236 157 888 27 224 558 128
2012 348.922 376.399 92,7 392 233 159 890 27 228 539 128
2015 327.000 384.469 85,1 313 173 140 1.044 33 223 462 128
2016 313.477 368.551 85,1 306 170 136 1.024 29 197 419 129
2018 311.855 366.676 85,0 301 167 134 1.036 31 201 398 127
2019 310.640 365.251 85,0 299 167 132 1.039 30 219 368 125
2020 309.900 364.382 85,0 272 167 105 1.139 39 181 360 125
2022 304.740 358.312 85,0 266 160 106 1.145 27 179 319 125

Feste religiose particolari

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Santi e reliquie

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Per la sua lunga e particolare storia, la Chiesa veneziana conserva un gran numero di reliquie e corpi di santi.

  1. ^ Bortolan 1975, p.. 358.
  2. ^ Bortolan 1975, p. 362.
  3. ^ Ridisegnata la geografia del patriarcato, su patriarcatovenezia.it. URL consultato il 16 ottobre 2019.
  4. ^ Di queste è stata soppressa la parrocchia di Torcello; Trepalade e San Michele del Quarto sono le odierne Portegrandi e Quarto d'Altino, mentre Santa Maria di Jesolo corrisponde all'attuale Eraclea.
  5. ^ Informazioni dal sito del SIUSA
  6. ^ Konrad Eubel, Hierachia catholica, vol. II, 1914, p. 282.
  7. ^ Cappelletti, Le chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. IX, p. 632.
  8. ^ Le sedi di Belluno e di Feltre erano state unite aeque principaliter.
  9. ^ Bolla De salute dominici gregis, in: Bullarii romani continuatio, Tomo XV, Romae, 1853, pp. 36–40.
  10. ^ Bolla Locum beati Petri, in: Raffaele de Martinis, Iuris pontificii de propaganda fide. Pars prima, Tomo IV, Romae, 1891, p. 697.
  11. ^ Bolla Insuper eminenti, in: Raffaele de Martinis, Iuris pontificii de propaganda fide. Pars prima, Tomo VII, Romae, 1898, p. 228.
  12. ^ Bolla Ex catholicae unitatis in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. VIII, Venezia, 1851, pp. 867-871.
  13. ^ Testo della bolla in Cappelletti, op. cit., pp. 257-260.
  14. ^ a b Bruno Bertoli, Silvio Tramontin (a cura di), La visita pastorale di Giovanni Ladislao Pyrker nella diocesi di Venezia (1821), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1971, pp. IX-XIII.
  15. ^ (LA) Bolla Ecclesias quae, Bullarii romani continuatio, vol. XV, Roma, 1855, pp. 452-455.
  16. ^ a b c d Scheda e bibliografia storica sul Patriarcato, su patriarcatovenezia.it. URL consultato il 9 agosto 2016.
  17. ^ (LA) Decreto Quo aptius, AAS 110 (2018), p. 1038.
  18. ^ Due nuove parrocchie e nuovi confini della diocesi: Brussa e Castello di Lugugnana. La richiesta del Patriarca nel 2013, in Il Popolo, 8 luglio 2018.
  19. ^ Giuseppe Marinovich e Federico Maria Giovanelli, Elogio funebre di S.E. reverendissima monsignor Federico Maria del sacro Romano impero conte de'Giovanelli patriarca di Venezia e primate della Dalmazia delegato apostolico, Venezia : Dalla Tipografia di Giustino Pasquali qu. Mario, 180, OCLC 1090334999. Ospitato su archive.is.
  20. ^ Federico Maria Giovanelli (conte de' Giovannelli), Ordo recitandi divinum officium juxta ritum Ecclesiæ patriarchalis et diœcesis Venetiarum : servata forma breviar. roman. Clem. papæ VIII. primùm, ac denuò Urbani papæ VIII. auctoritate recogniti ex decreto illustrissimi, & reverendissimi D. D. Friderici Mariæ Giovanelli miseratione divina patriarchæ Venetiarum Dalmatiæque primatis &c. Pro anno MDCCXCV., su Biblioteca nazionale di Francia, Venezia, typographia ducali, & patriarchali Pinelliana, 1794-1795, OCLC 1104426874. Ospitato su archive.is.
  21. ^ Secondo Eubel e Cappelletti morì il 26 gennaio.
  22. ^ Secondo l'epitaffio riportato da Cappelletti, muore l'ottavo giorno delle idi di agosto, che corrisponde al 6 agosto.
  23. ^ Vescovo di Faenza, fu nominato patriarca da Napoleone e mai riconosciuto da papa Pio VII; caduto l'impero napoleonico, con il permesso del papa fece ritorno alla sede di Faenza: Lucia Sebastiani, Bonsignori (Bonsignore), Stefano, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 12, Treccani, 1971. URL consultato il 5 luglio 2017.
  24. ^ Dal 9 settembre 2011 al 25 marzo 2012, giorno dell'ingresso di Francesco Moraglia, fu amministratore apostolico del patriarcato il vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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